La plastica è un materiale versatilissimo che si adatta agli usi più disparati.
Sin dalla sua comparsa, in una delle sue primissime forme, poco più di un secolo fa, il suo successo è stato indiscutibile – basti pensare che gli studi intorno ai materiali plastici hanno fruttato anche un premio Nobel negli anni ’60.
È proprio nel dopoguerra che la plastica diventa simbolo di modernità e incarna in tutta la sua popolarità lo spirito del boom economico.
Ma con il passare degli anni ci si è resi conto che la plastica presenta anche un “lato oscuro”: è, infatti, fra i maggiori responsabili dell’attuale stato di inquinamento in cui si trova il nostro pianeta.
Il problema del riciclo della plastica
La plastica non è biodegradabile e può resistere nell’ambiente anche per centinaia di anni; in più, durante il processo di decomposizione può liberare sostanze tossiche che vanno a inquinare il terreno e le acque; lo stesso possiamo dire nel caso del suo smaltimento indiscriminato: l’incenerimento della plastica comporta l’immissione in atmosfera di sostanze estremamente tossiche, come, ad esempio, la diossina.
Per questo motivo, la scienza e la ricerca sono attive da anni ormai per trovare delle possibili alternative ecologiche a questo materiale che tuttora trova un così largo impiego.
Il riciclo come abitudine:
Cosa possiamo fare, invece, noi come cittadini e abitanti del pianeta Terra riguardo a questo annoso problema? Oltre a pensare ad un uso più responsabile e più limitato possibile dei prodotti in plastica, abbiamo ormai il dovere di prendere parte attiva al processo di recupero e riciclaggio della plastica che quotidianamente inevitabilmente utilizziamo.
Il riciclaggio dovrebbe fare parte delle nostre abitudini domestiche: ogni rifiuto, non solo la plastica, deve essere adeguatamente smistato e avviato alla forma di smaltimento per esso più idonea.
Eppure, talvolta, anche nonostante le migliori intenzioni, si fa confusione con il riciclaggio della plastica e questo è dovuto al fatto che noi parliamo genericamente di plastica, è vero, ma, in realtà, ne esistono più tipologie diverse, che presentano caratteristiche distinte e che talvolta necessitano di processi di riciclaggio dedicati.
La simbologia della plastica:
Per facilitarci il compito, è da anni in uso un sistema di simboli: questi vengono apposti sul prodotto in plastica e ci aiutano a identificarne la tipologia e l’adeguato percorso di riciclaggio.
Il simbolo consiste nel solito triangolo che rappresenta il riciclaggio; in più, ad ogni tipo di plastica è abbinato un numero e, talvolta, anche l’acronimo utilizzato comunemente per indicarlo.
Ecco lo schema di simboli da tenere sempre a mente per un corretto smaltimento della plastica.
• PET – Polietilene Tereftalato
Numero 1
• HDPE – Polietilene ad alta densità
Numero 2
• PVC – Cloruro di polivinile
Numero 3
• LDPE – Polietilene a bassa densità
Numero 4
• PP – Polipropilene
Numero 5
• PS – Polistirene o Polistirolo
Numero 6
• OTHER – Altre plastiche
Numero 7
Le plastiche indicate con i numeri da 1 a 6 sono riciclabili, del tutto o in parte, attraverso processi diversi. Le plastiche che rientrano nella categoria contrassegnata dal numero 7 non sono riciclabili.